“In quest’ultimo periodo, sentendo un certo disagio a pronunciare la parola “accettare”, mi sono soffermata a riflettere sul suo significato. Questa parola, largamente utilizzata in questo tipo di problematiche, rimanda a un rapporto subalterno in cui chi accetta è in una posizione di superiorità rispetto a chi viene accettato”.
(Maddalena Mosconi)
L’identità sessuale rimanda al concetto di affettività, ossia al modo in cui ciascuno di noi si lega ad altre persone e a sé stesso.
Parlando di Identità sessuale ci si riferisce anche a convenzioni e aspettative. Spesso, ci si aspetta che il figlio maschio si leghi ad una femmina e viceversa. Ciò accade per convenzione sociale o per abitudine ma bisogna essere consapevoli che le aspettative potrebbero non realizzarsi.
Un figlio che decide di rivelare alla famiglia la propria identità affettiva, “diversa” da quella che il genitore si attende, agisce in base ad una scelta precisa. Alla base di tale scelta vi è la fiducia nei confronti del proprio nucleo. Sentirsi liberi di dichiarare la propria identità sessuale rappresenta una tappa importante, un gesto indispensabile al benessere psicologico e sociale.
Purtroppo questo determina spesso una crisi familiare, da parte del genitore, dovuta ad una frattura tra “ciò che mi aspettavo” e “ciò che è veramente”.
COMING-OUT : LA REAZIONE DEI GENITORI
Molte persone manifestano la loro “diversità” sin da piccolissime.
Il coming-out in famiglia può avvenire senza traumi se il contesto è culturalmente pronto ed adeguato.
L’accettazione dell’orientamento sessuale del proprio figlio è paragonabile ad alcuni fasi del processo di elaborazione di un lutto. In una fase iniziale i genitori potrebbero reagire con shock e negazione, non credendo a quanto viene loro rivelato, considerandolo una fase transitoria attraversata dal figlio, un “comportamento alternativo” o una bravata conseguenziale alla frequentazione di “brutte compagnie”. Altre volte, i genitori, evitano l’argomento.
Tra le reazioni genitoriali troviamo anche i sensi di colpa: i genitori si sentono responsabili dell’orientamento sessuale del figlio convinti di aver commesso errori educativi nel percorso di crescita. Altre volte sono presenti comportamenti ostili ed aggressivi oppure la tendenza a evitare o addirittura proibire che si parli di omosessualità in famiglia.
Altri genitori, invece, potrebbero avere una reazione accogliente caratterizzata da comprensione e supporto, mantenendo una continuità di amore incondizionato verso il figlio.
Bisogna evidenziare come madri e padri, in realtà, ricevono solo una conferma e una testimonianza della fiducia e dell’amore che il proprio figlio o figlia nutrono nei loro confronti nel momento in cui decidono di mettere in chiaro la propria identità sessuale.
È UTILE CHIEDERE UN SUPPORTO PSICOLOGICO
Numerosi studi hanno dimostrato come le iniziali reazioni negative spesso, nel tempo, dopo aver attraversato un processo di adattamento e coping, si trasformano in accoglienza e comprensione. Certamente i valori culturali e religiosi condivisi dalle famiglie influenzano tale processo.
Affrontare presto l’argomento con i bambini aiuta a prevenire l’omofobia. Così come si racconta che esistono specie, religioni e etnie differenti, è giusto raccontare che esistono diversi modi di amare.
La psicoterapia può, quindi, rappresentare un valido aiuto nella gestione del processo di comingout.