Le conseguenze psicologiche dell’isolamento da lockdown pandemico hanno abbracciato tutti noi all’interno di un contesto non certamente facile: il timore per la propria salute e per la salute dei propri cari, la perdita delle personali abitudini di contatto umano e di relazione, le difficoltà economiche successive ad un lungo periodo di stasi forzata, l’incertezza per il futuro che verrà.
Tutti noi siamo stati costretti (chi più, chi meno) a restare a casa in attesa che tutto questo potesse finire presto. Ma come ci si può sentire se l’incertezza continua a protrarsi mostrando l’imprevedibilità del momento storico che stiamo vivendo?
E, soprattutto, come può essere vissuto tutto questo da un malato ematologico, già da tempo abituato ad un forzamento isolamento a causa della propria condizione di fragilità dettata dal percorso di cure intrapreso?
Conseguenze Psicologiche da Lockdown, quale stato d’animo…
Per chi non avesse mai visto o conosciuto nessuno in questa particolare condizione due parole fondamentali possano descrivere, almeno in piccola parte, il vissuto di questi pazienti: PROFONDA SOLITUDINE e PAURA.
Molti di questi pazienti si trovano da mesi ricoverati all’interno dei reparti ospedalieri oppure obbligati ad effettuare una quotidiana spola casa-ospedale, in costante regime di day hospital, costretti ad essere sottoposti a lunghissime attese quotidiane, con terapie, farmaci e visite mediche che fungono da inframezzi. Ne consegue la presenza di innumerevoli pensieri, timori, di contrarre il coronavirus e, al contempo, di non superare la propria malattia.
Ricordiamo ancora quelle infinite giornate trascorse presso le nostre case, durante il lockdown, tra un momento di scoraggiamento ed una successiva distrazione tra un hobby ed una videochiamata?
Immaginiamo il medesimo contesto di scoraggiamento, di paura, triplicato dalla consapevolezza della presenza certa di un altro nemico da combattere: un tumore. Un luogo diverso da casa nostra, dove le giornate vengono scandite dai pasti, dai prelievi, dalle visite mediche e dalla chemioterapia.
La Paura e la Solitudine come Conseguenze Psicologiche da Lockdown
Immaginiamo di avere accanto a noi solo una persona che sta affrontando una condizione simile alla nostra e che abbiamo appena conosciuto, in regime di ricovero. Di non poter vedere i nostri cari per tanto, tanto tempo e non poter ricevere le loro carezze, le loro attenzioni, a causa di una situazione esterna (la pandemia), ancora più grande di noi, che ha portato la già terribile condizione di isolamento a trasformarsi in un senso di PROFONDA SOLITUDINE.
A volte, questo tipo di pazienti, è talmente provato dalle terapie in atto, da non avere neppure la forza di parlare al telefono con il marito, il figlio o la madre che attendono notizie con trepidazione. Arrivano quindi gli “intermediari”, il personale sanitario, che cerca di farsi carico di tutto questo, con un effetto boomerang dove a tornare indietro è spesso la frustrazione di non riuscire a fare abbastanza.
Mai come oggi il supporto psicologico risulta di fondamentale importanza, in particolare, per questa tipologia di pazienti che si trovano a dover affrontare incredibili sofferenze fisiche ed emotive.
Ma anche, in ultimo, un personale invito per tutti noi: la sofferenza a volte ci rende egocentrici, non ci permette di razionalizzare il contesto o di guardare chi ci sta intorno e la prima cosa che viene spontaneo fare è focalizzarsi sul proprio dolore, isolandosi ancor più di quanto il Covid ci abbia costretto a fare.
Spostiamo la nostra attenzione da “dentro di noi” a “fuori di noi”, osservando chi ci sta intorno, notando le difficoltà dei nostri cari: rendiamo più oggettiva la nostra personale esperienza. Non siamo gli unici a soffrire e la condivisione, attraverso un atteggiamento di gentilezza, verso noi stessi e verso gli altri, di calore, di saggezza e di assenza di giudizio. Qualità coltivabili attraverso la Compassion Focused Therapy (terapia focalizzata sulla Compassione – CFT), possono rendere, per noi stessi e per chi ci circonda, questo periodo un po’ meno terribile.