La recidiva rappresenta un evento gravemente traumatico per il paziente oncologico.
Il significato connesso a questo evento è che le cure non stanno funzionando, che la
guarigione non sarà più possibile e che gli interventi mireranno solo a tenere la
malattia sotto controllo. La speranza di guarigione lascia il posto alla paura e alla
sensazione che tutto stia sfuggendo di mano.
Si assiste spesso ad un’alternanza di sentimenti di rabbia ed incredulità, di negazione
ed inutilità che arrivano poi a fare spazio all’accettazione.
In questi contesti l’ansia e la paura la fanno da padrone.
Quindi come agire affinché queste spiacevoli sensazioni che abbracciano spesso il
paziente ed anche chi gli sta intorno vengano tenute a bada?
La risposta sta nella percezione del futuro, ossia nella presenza di “progetti vitali” che
diano maggiore senso alla propria vita e, quindi, nel dettaglio, alla prospettiva
valoriale di ciascuno di noi. Con questo si intende suggerire di non soffermarsi mai
troppo sulla sofferenza (e quindi sul sintomo) ma di chiedere a sé stessi cosa sia
veramente importante per noi, nel profondo del nostro cuore, coltivando progetti in
direzione dei nostri valori!
Ciò non solo permetterà di spostare l’attenzione dal mero sintomo psicologico di
ansia o depressione ma anche di vivere, nonostante il dolore, nonostante la malattia,
una vita ricca e significativa!